Forte Diamante

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Voce principale: Forti di Genova.
Forte Diamante
Fortificazioni settentrionali di Genova
Forte Diamante con la ripida mulattiera che porta all'ingresso
Ubicazione
Stato Repubblica di Genova
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
CittàGenova - Sant'Olcese
IndirizzoSentiero delle Mura - 16135 Genova
Coordinate44°27′40.28″N 8°56′22.21″E / 44.461188°N 8.939503°E44.461188; 8.939503
Mappa di localizzazione: Italia
Forte Diamante
Informazioni generali
TipoForte
Costruzione1756-1758
CostruttoreJules Robert de Cotte
MaterialePietra
Primo proprietarioRepubblica di Genova
Condizione attualeAbbandonato dopo alcuni interventi di restauro
Proprietario attualeDemanio Pubblico dello Stato
Visitabilesolamente dall'esterno
Informazioni militari
UtilizzatoreRepubblica di Genova poi Regno di Sardegna
Funzione strategicaDifesa del fronte nord cittadino
Termine funzione strategica1914
Armamento5 grandi obici posizionati verso nord, 2 cannoncini a difesa dell'ingresso
Azioni di guerraassedio del 1800
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Forte Diamante (667 s.l.m.), posizionato sulle alture tra la Val Polcevera e la Val Bisagno[1], prende il nome dal monte su cui è stato eretto tra il 1756 e il 1758 su proposta dell'ingegnere Jacques De Sicre, a presidio della posizione dominante terminale della dorsale che si sviluppa a nord dello Sperone. La sua funzione era, insieme ai forti Fratello Maggiore, Fratello Minore e Puin, quella di proteggere lo Sperone (una dei tre settori vulnerabili delle Mura Nuove) come parte di un sistema di difesa avanzata a catena, secondo la logica del campo trincerato.

Storia[edit | edit source]

Documenti che indicano la presenza in vetta al Monte Diamante, di antiche posizioni militari si hanno fin dal 1395 con la "Bastia del Pino", di cui non si ebbero però più notizie. La postazione tornò alla ribalta durante l'assedio austriaco del 1747, quando fu costruita una piccola ridotta palizzata a forma di stella per sorvegliare le valli da eventuali incursione austriache.

Nel 1756, il Magistrato delle Fortificazioni della Repubblica, su incoraggiamento del Marchese Giacomo Filippo Durazzo, chiesero all'Ingegnere dell'Infante di Spagna, De Sicre, all'ingegner Robert de Cotte ed al maresciallo Antonio Federico Flobert, la progettazione e la realizzazione di un forte costruito sulla sommità del Monte Diamante.

Il 2 giugno dello stesso anno furono approvati i disegni di De Cotte, e si diede inizio ai lavori, che ebbero un periodo di sospensione a causa di dissidi sull'esproprio dei terreni su cui doveva sorgere, ma l'importanza strategica e la volontà di Durazzo (che contribuì generosamente all'edificazione del Forte), contribuirono all'ultimazione dell'opera nell'anno 1758.

A dimostrazione dell'impegno di Giacomo Durazzo la Repubblica appose all'ingresso del forte una targa oggi scomparsa con su scritto:

«Forte dedicato ai Divi Giacomo e Filippo, costruito l'anno 1758 a spese di Giacomo e Filippo Durazzo amantissimi della Patria.[2]»

Due disegni della raccolta "Mappe e Disegni" dell'Archivio di Stato di Genova risalenti alla fine del Settecento[3][4], mostrano il forte Diamante leggermente dissimile da quello attuale; le maggiori differenze sono la presenza di un tetto a falde in tegole di ardesia a copertura della caserma interna e in alcune parti delle mura di recinzione, oltre alla mancanza della caratteristica torre semicircolare, che sarebbe stata costruita negli anni venti dell'Ottocento.

La copertura, a causa dell'esposizione ventilata del forte, necessitava di continua manutenzione, quindi nel periodo napoleonico il tetto fu sostituito da una terrazza con caditoie utilizzabile come ulteriore elemento difensivo.[5]

Nella primavera del 1800 il forte, difeso dai francesi della 41ª Demi-Brigade del comandante di Compagnia Bertrand, da non confondersi col più noto Henri Gatien Bertrand, fu al centro di un violento combattimento quando gli austriaci, guidati dal luogotenente generale, il conte di Hohenzollern, vi avevano posto un feroce assedio; il 30 aprile gli austriaci, con un attacco fulmineo, conquistarono le allora semplici "ridotte" dei "Due Fratelli"[6] e il conte di Hohenzollern intimò la resa al Bertrand con le seguenti parole:

«Vi intimo, Comandante, di rendere all'istante il vostro Forte, altrimenti tutto è pronto ed io vi prendo d'assalto e vi passo a fil di spada. Potete ancora ottenere una capitolazione onorevole. Davanti a Diamante alle 4 di sera. Conte di Hohenzollern.»

La risposta determinata di Bertrand non si fece attendere:

«Signor Generale, l'onore, che è il pregio più caro per i veri soldati, proibisce imperiosamente alla brava guarnigione che io comando, di rendere il Forte di cui mi è stato affidato il comando, perché possa acconsentire alla resa per una semplice intimidazione, e mi sta troppo a cuore Signor generale, di meritare la Vostra stima per dichiararvi cha la sola forma e l'impossibilità di difendermi più a lungo, potranno determinarmi a capitolare. Bertrand.[7][8]»

Il presidio francese del Diamante (circa 250 soldati) non si arrese e grazie all'intervento del generale Nicolas Jean-de-Dieu Soult, secondo del generale in capo la piazza di Genova (il futuro maresciallo André Massena) partito dal forte Sperone con due colonne di fanteria di linea, gli austriaci furono ricacciati alle posizioni di partenza.

Nel 1814 con l'annessione della Liguria al Regno di Sardegna, furono approvati nuovi interventi al forte, con l'inserimento di nuove caditoie, l'ampliamento della caserma centrale e la costruzione della torre semicircolare con all'interno una scala elicoidale, retrostante la caserma, usata per raggiungere la terrazza.[9]

Qualche scaramuccia si registrò durante i moti popolari del 1849, ma l'ultimo fatto di rilevanza si ebbe nel 1857, quando un gruppo di rivoltosi mazziniani tentò di occupare il forte dopo aver assassinato un sergente, ma l'azione non durò a lungo e il fallimento dei moti che contemporaneamente dovevano aver luogo in città portò alla fine dell'azione sul Diamante.

La fortificazione fu abbandonata definitivamente dal demanio militare nel 1914 e mai più utilizzata, abbandonando la struttura al degrado, salvo alcuni limitati interventi conservativi a cura del comune di Sant'Olcese nel cui territorio è compreso il forte, unico a non essere all'interno del comune di Genova.

Oggi l'interno della struttura non è visitabile e chiuso al pubblico.

Struttura[edit | edit source]

All'interno del forte, posizionato su un terrapieno, si trovano la caserma a tre piani, utilizzati come cappella[10], magazzino e camerate per la guarnigione che poteva variare da 40 a 100 uomini. Il pavimento del terrazzo è piastrellato in mattoni e le grate delle caditoie erano apribili. L'opera è dotata di una cisterna, capace di contenere 80 metri cubi d'acqua.

Il retrostante terrapieno pentagonale alla caserma, ospitava l'armamento; cinque grandi obici posizionati verso nord, e due cannoncini a difesa dell'ingresso.

Come arrivare[edit | edit source]

Il forte è raggiungibile, esclusivamente a piedi, lungo un sentiero[11] che inizia dal Forte Sperone e tocca il Forte Puin, passando a breve distanza dai Due Fratelli.

In alternativa si può utilizzare il pittoresco Trenino di Casella[12] partendo dalla stazione nei pressi di Piazza Manin e scendendo alla fermata di Trensasco, frazione di Sant'Olcese sulle alture tra la Val Polcevera e la Val Bisagno facilmente raggiungibile anche in automobile da entrambe le vallate. Dal valico di Trensasco un ripido sentiero raggiunge la vetta del monte e il forte in circa 40 minuti di cammino.

Note[edit | edit source]

  1. ^ Forte Diamante
  2. ^ Renato Dellepiane - Mura e Forti di Genova, pag. 292
  3. ^ http://asgenova.hdue.it/asgeFront/document.htm?idUa=1668&idDoc=1669&first=0&last=0&inTab=thumb[collegamento interrotto] "Piano del forte sopra il Diamante tra il Bisagno e la Polcevera" (1769 gen.)
  4. ^ http://asgenova.hdue.it/asgeFront/document.htm?idUa=4438&idDoc=4439&first=0&last=0&inTab=thumb[collegamento interrotto] "Pianta, profilo e prospettive de forte detto il Diamante, stato costrutto nel 1758" (seconda metà del XVIII secolo)
  5. ^ Stefano Finauri - Forti di Genova pag. 121
  6. ^ Forte Fratello Minore e forte Fratello Maggiore entrambi a sud del forte Diamante
  7. ^ Paolo Thibault - "Giornale delle operazioni dell'assedio e del blocco di Genova" Stamperia Delle Piane, Genova, 1800
  8. ^ Testo originale rieditato nel 2006 da Compagnia dei Librai, Genova, con tre saggi specifici di Marco Vecchi (reenactor e ricercatore) e varie illustrazioni
  9. ^ Stefano Finauri - Forti di Genova pag. 124
  10. ^ Stefano Finauri - Forti di Genova, pag. 124
  11. ^ Descrizione itinerario Archiviato il 21 dicembre 2009 in Internet Archive.
  12. ^ Sito della Ferrovia Genova-Casella

Bibliografia[edit | edit source]

  • Paul Thiebault, Giornale delle Operazioni Militari e dell'Assedio di Genova, Tre saggi di Marco Vecchi, Ed. Compagnia dei Librai, 2007 Genova.
  • Stefano Finauri, Forti di Genova, Servizi Editoriali, Genova, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5
  • Tarantino Stefano-Gaggero Federico-Arecco Diana, Forti di Genova e sentieri tra Nervi e Recco alta via dei monti liguri, Edizioni del Magistero, Genova.
  • Roberto Badino, Forti di Genova, Sagep, Genova 1969
  • Riccardo Dellepiane, Mura e fortificazioni di Genova, Nuova editrice genovese, Genova, 2008, [prima edizione 1984].
  • Cappellini A., Le Fortificazioni di Genova, Ed. F.lli Pagano Editore, Genova, 1939
  • Comune di Genova - Assessorato giardini e foreste, Genova. Il parco urbano delle Mura. Itinerari storico-naturalistici

Voci correlate[edit | edit source]

Altri progetti[edit | edit source]

Collegamenti esterni[edit | edit source]